Tutù

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Tutù

Tutù

(short, commedia, 1o’, col, Super16, 2004)
di Giacomo Mondadori

sinossi

È tardo pomeriggio. Una ragazza (Tutù) entra con una scusa in casa di Gianluca, un giovane pugile. Gli dice che sta aspettando i suoi vicini di casa, con cui ha un appuntamento per la serata. Senza troppi indugi, Tutù entra nell’appartamento, in attesa dei suoi amici.
La ragazza – alta, slanciata, dalla bellezza androgina – è una vera forza della natura. Parla sempre, beve caffè corretto con (molta) grappa, batte il pugile a braccio di ferro, con il quale entra immediatamente in confidenza. E’ esagitata, oltre che simpatica e sensuale. Ha un modo di fare che incanta Gianluca.
Dopo un curioso confronto di boxe e danza, i due si baciano e trascorrono un’appassionata notte d’amore, ma al risveglio Gianluca avrà una brutta sorpresa.

synopsis

A girl (Tutù) enters with an excuse into the apartment of Gianluca, a young boxer. She pretends to be waiting for her neighbours she is supposed to meet that evening.
Tutù is a real force of nature: she speaks continuously, she drinks coffee with (lot of) grappa and beats the boxer in arm wrestling. After a bizarre dancing and boxing contest, the two of them spend a night of passion but after waking up Gianluca is shocked by an unexpected revelation.

credits

scritto e diretta da Giacomo Mondadori

con Gayla Freed – Gianluca Migliarotti

Fotografia Matteo de Martini

Scenografia Chiara Galeazzi

Costumi Elisa Furlan

Montaggio Roberto Greco

Musiche Sandro Cerino

Photo by ©Lorenzo Passoni

note di regia

“Tutù” pone una sfida che prima o poi – credo – tutti i registi si pongono, ovvero come raccontare una vicenda che si svolge in una sola location, nell’arco di meno di dodici ore, con due soli attori che sono sempre in scena.
Il piano di produzione prevedeva due giorni di ripresa, in cui ogni giorno si portavano a casa dalle quindici alle diciassette inquadrature. Tre scene sono state girate con la steady, in altre abbiamo utilizzato la camera fissa, in altre ancora la macchina a mano. L’impiego dei carrelli avrebbe richiesto troppo tempo, e di tempo, oltre che di pellicola, ne avevamo veramente poco.
Trovo che sia un compito piuttosto improbo commentare le proprie opere, soprattutto perché tendo sempre a guardare dove avrei potuto migliorare un dialogo o perfezionare un’inquadratura.
Il caso di “Tutù” è diverso, poiché scritto con l’intento dichiarato di girare in fretta (ma con il massimo della professionalità) una commedia brillante, che da una parte prendesse in giro un certo tipo di cinema “pulp” e che dall’altra giocasse con il tipico finale a sorpresa dei cortometraggi – sebbene non vi sia il tipico commento finale come un “Ma va?”, bensì qualcosa come: “Adesso capisco perché…”.
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